Il 1712 vede una richiesta della Comunità di Scrofano alla Congregazione del Buon Governo per aprire una nuova porta sulle mura del Borgo “..per portare il viatico all’Ospedale”
Dopo l’estate del 1656 arrivò a Roma la peste da Napoli, e fu tanto virulenta e contagiosa che la Congregazione di Sanità dovette mettere in atto severissime misure di prevenzione.
Il compito della disinfestazione generale fu affidato al principe Mario Chigi, fratello di papa Alessandro VII°, nonché prossimo proprietario di Scrofano.
La Commissione incaricata decise che fosse necessario purgare l’aria, e dunque, come misura preventiva, ordinarono la pulizia accurata di ogni sporcizia in strade e piazze e di separare gli ammalati in ambienti di ricovero, i Lazzaretti, o Ospedali.
A Roma vennero utilizzati quelli predisposti nella precedente epidemia del 1630, ma poiché non sufficienti se ne adattarono altri da strutture conventuali o se ne costruirono di nuovi.
Il diarista Gigli ci dice che “nonostante i seri divieti e le pene severe partirno da Roma molte migliaia di persone”
Dunque, per accogliere ed isolare gli appestati negli Ospedali, o si adattarono strutture conventuali o se ne costruirono di nuovi. Probabilmente il nostro Ospedaletto, a nord del Castrum separato da Piane‘e pozza, ha svolto la sua funzione anche per la precedente epidemia e, forse ancora, il suo adeguamento formale con soli tre accessi controllabili e una piccola piazza centrale, è stato strutturato per ottimizzare la sua funzione.