Ghetto Ebraico

Il ghetto di Sacrofano è considerato uno dei più antichi d'Italia, secondo solo a quello di Venezia

Descrizione

Nella metà del XVI secolo la parte più alta del Castrum è lasciata interamente alla comunità ebraica che arriva a Sacrofano sotto la signoria degli Orsini.

Sappiamo da un documento pontificio dell’Archivio Segreto Vaticano che nel 1543 Samuel, detto Simone Cuscio ( Cusio o Cuso) hebreus calabrus, viene autorizzato da papa Paolo III Farnese, insieme a figli, eredi, familiari  ad istituire un banco di prestito nel territorio di Scrofano, predisponendolo nella giusta forma di capitoli, ossia accordi (quello che oggi chiameremmo un corpo organico di leggi)  tra lui e i signori del posto (Orsini) …con pegno…o senza pegno……

Di fatto la condotta dell’ebreo Samuel Cuscio è del tutto identica a quella della comunità di Fiumefreddo Bruzio siglata a Cosenza tra l’ebreo David Gattegno e don Pedro Gonzales de Mendoza, vicerè di Calabria, feudatario di Fiumefreddo e risalente al 1534, unica testimonianza di accordi finora nota tra un barone del Regno di Napoli e un ebreo.

Per tutto il XV secolo il controllo del mercato della seta, dalla produzione alla commercializzazione era nelle mani degli ebrei, anche con la pratica delle anticipazioni creditizie (credito sulla produzione), nelle fiere di Catanzaro, Cosenza e Reggio. La condotta di fatto è una proposta di inserimento nelle attività commerciali, la tutela da indebite tassazioni e di angherie sia di natura economica che giudiziaria, con l’assicurazione della libertà di spostamento , di culto e di sepoltura in luogo apposito. La terra di Fiumefreddo, nella seconda metà del ‘500, diventerà uno dei centri più importanti per la produzione e smercio della seta.

Il bifolio con il testo dei capitoli, sottoscritto a Cosenza, è conservato a Roma all’Archivio Orsini, presso l’archivio storico Capitolino. Il testo fu usato come bozza per altri accordi. Al nome di David Gattegno e soprascritto quello di Samuel, ossia Simone Cuscio. Non si conosce la connessione tra i due ebrei, forse una conoscenza d’affari. Con l’espulsione degli ebrei dalla Calabria nel 1541 Simone Cuscio si insedierà a Scrofano. Nulla si sa di Gattegno.

Quello di Sacrofano era un insediamento di banchieri. Nel 1543 il camerlengo papale (camerlengo: responsabile dell’amministrazione delle finanze) concesse una tolleranza per poter “fenerare” (prestare denaro) a Samuele Cuso, alias Simone.

La rocca (castrum) di Scrofano è trasformata da apparecchio militare a nucleo residenziale chiuso, accessibile da una sola porta, prospicente l’attuale piazza Diaz. Questa veniva chiusa al calar del sole, per essere riaperta solo all'alba.

Anche Scrofano si attiene alle leggi razziali del Cinquecento e soprattutto all’enciclica di Papa Paolo IV Carafa “cum nimis absurdum” (“poiché è oltremodo assurdo..”) del 1555, che pone una serie di limitazioni ai diritti delle comunità ebraiche presenti nello stato pontificio dando seguito alle disposizioni del concilio lateranense.

Un antico catasto del XVI secolo registra due ebrei proprietari di un orto posto in località Laconcia, confinante con l’orto dell’ospedale (oggi piazza TrentoTrieste); altri nomi di ebrei compaiono anche in un libro mastro di un fattore. Spostandosi nelle varie località del Lazio, Jechiel Manoscrivi eseguì qui, a Scrofano, nel 1575 una circoncisione (tratto da “Lazio – Itinerari ebraici. I luoghi, la storia, l’arte”  a cura di B. Migliau e M. Procaccia. Regione Lazio. Assessorato alla Cultura, Spettacolo, Sport e Turismo. 1997).

Nel 1551 gli ebrei di Sacrofano figuravano fra quelli di alcune provincie papali che pagavano la vigesima e ottenevano in ricompensa da Papa Giulio III la conferma dei privilegi ed un perdono generale di tutti  i delitti commessi in precedenza.

La tolleranza per poter prestare a Sacrofano fu data nel 1551 a Vito di Giacobbe da Capua, abitante a Roma, ed ai fratelli Abramo e Moyse, eredi si Samuele-Simone.

Nello Statuto di Sacrofano (1554) sono presenti diverse disposizioni per affrontare problemi riguardanti i prestiti ad usura esercitati dagli ebrei, oltre ad una serie di norme per disciplinare i rapporti tra la comunità ebraica e quella cristiana. Gli ebrei erano obbligati a portare un distintivo di panno rosso sul petto o sul berretto. Erano equiparati ai forestieri non potendo avere uffici pubblici, dignità e benefici. Era vietato loro di vendere la carne macellata alla loro maniera o il pane azzimo ai cristiani. Le donne cristiane non potevano prendere latte dagli ebrei. Era dato loro il diritto di astenersi dal lavoro il giorno del sabato.

Nel giorno del sabato e del triduo pasquale gli ebrei erano obbligati a restare in casa, ma veniva punito chiunque li offendesse o arrecasse loro violenza.

Durante i periodi di crescita della popolazione, le case, spesso ormai piene, dovevano essere rialzate sempre di più. Il ghetto aveva quindi strade strette e case alte e affollate.

Gli ebrei a Scrofano avevano il loro forno e la loro “sinagoga” ricavati negli interni delle abitazioni. In una casa privata (civico n°10) ancora oggi è presente l’ ”armadio sacro” - Aron HaQodesh o semplicemente Aron.

Qui era custodito il Sefer Torah, i rotoli della legge. Ogni Sabato durante le funzioni, venivano srotolati e letti. La tradizione imponeva la sistemazione dell'Armadio Sacro a Oriente, o comunque verso la città di Gerusalemme.

La comunità ebraica seppelliva i propri morti nello stesso spazio del ghetto.

La vita del ghetto ebraico terminò nella seconda metà dell’800 con le rivoluzioni Italiane e l’unità d’Italia; con la presa di Roma del 1870 si segnò la fine temporale della Chiesa e l’abolizione dei ghetti, libertà e uguaglianza per tutti gli ebrei. Tutti i culti furono ammessi. Gli ebrei se ne andarono dalle zone periferiche e ritornarono nelle grandi città.

 

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Accesso libero e gratuito

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  • Ufficio Cultura e Spettacolo: demografico@comunedisacrofano.it

Pagina aggiornata il 18/12/2024