Chiesa di San Biagio

Chiesa di San Biagio, seconda metà del XV secolo

Descrizione

Introduzione

San Biagio fuori le mura del borgo medievale di Scrofano è esplicita testimonianza di due epoche con due papi e delle loro famiglie feudatarie dello Stato Pontificio. L’erezione del tempio di san Biagio risale al papato riformatore di Sisto IV (1471†1484), francescano della famiglia savonese dei Della Rovere, sostenuta dalla famiglia dei banchieri Riario alleati della famiglia degli Orsini che era in lotta contro l’antica famiglia dei Colonna. La costruzione della fabbrica di san Biagio nel suo impianto solido e ben ordinato è segno dello sviluppo economico e sociale impresso al territorio feudale dello Stato Pontificio dal dominio dei principi Orsini del ramo di Bracciano nel periodo della loro massima espansione.

Per il completamento della fabbrica di san Biagio nello stato attuale, dopo il declino finanziario degli Orsini, bisogna attendere un altro papa erudito Alessandro VII (1655†1667), della famiglia senese dei banchieri Chigi, che nel 1661 acquistarono questo feudo imponendo a Sacrofano un nuovo e più moderno sviluppo economico e sociale.


Origine e vicende

Dovette esistere una chiesa di San Biagio di origine molto antica, come è riportato nella bolla di papa Giovanni XIX del 1027 in cui vengono citati i tituli di San Biagio, San Giovanni Batista e Santa Maria in Valle. La chiesa di San Biagio viene citata anche nelle Rationes Decimarium Italiae (R.D.I.) per i periodi 1274-1280 e 1295-1298; T. III 266-268; S. II 534.

Come sia arrivato a Sacrofano il culto per San Biagio è difficile dirlo. E’ probabile che il culto per San Biagio arrivò in Italia già nel VII secolo

San Biagio era un vescovo armeno, nativo di Sebaste (Asia Minore).

Morirà martire il 3 febbraio del 316. In seguito alla sua fama di martire e santo, parte del suo corpo fu portato in un’urna a Roma ma l’imbarcazione si fermò a Maratea per il brutto tempo e da lì le sue reliquie furono portate in molte altre parti d’Europa.

L’antica chiesa di san Biagio così venne descritta nel rapporto della visita apostolica del 1574: “(Il Vescovo) Visitò la chiesa di san Biagio posta fuori le mura di detto castello … visitò l’altare maggiore spogliato e privo di tutto il necessario e, benché il rettore adducesse molte ragioni e soprattutto i latrocini, ordinò di coprirlo con tovaglie … Visitò l’altare della Società della Misericordia, l’altare della Società dei disciplinanti … Vide il vano della chiesa che era di una certa ampiezza e bellezza con il Sacrario sotto la cripta a volta …”Per gli storici dell’architettura la chiesa è di struttura Rinascimentale e il suo primo impianto risalirebbe alla fine del sec. XV, in particolare intorno al periodo del pontificato di papa Sisto IV Della Rovere, il quale dovette transitare per Scrofano nell’occasione del suo rifugio presso gli Orsini di Campagnano per sfuggire alla pestilenza romana nel Giubileo 1475, come anche sembra attestare la figura di foglia di quercia dello stemma dei Della Rovere in chiave dell’arco absidale (oramai ribassato). La chiesa fu eretta (probabilmente su preesistente area cimiteriale) come tempio comunitario, isolata, subito fuori del borgo medievale, in dritta prospettiva dell’arco e porta di san Biagio, arroccata sullo sperone tufaceo che si affaccia panoramicamente a sud verso la campagna romana. Non restano più evidenze di demolizioni di preesistenti strutture edilizie antiche, piuttosto sembra evidente una progressione continua dei lavori di costruzione della chiesa di S. Biagio per giustapposizione di interventi durante più di due secoli, fino al completamento dei lavori della fabbrica e delle decorazioni nella forma attuale nell’anno 1704, come è ben scritto nel fastigio davanti all’arco trionfale della navata centrale: In honorem Divi Blassii comunitas fecit et adornavit a. d. MDCCIV.  

Sono rinascimentali i caratteri stilistici della facciata frontale: con tre semplici portali di ingresso alle tre navate; con le due laterali finestre più arcaiche, strette, strombate e senza cornici; con le sottili modanature di scansione delle campiture architettoniche dell’ordine inferiore e dell’attico a frontone. All’interno il classicismo rinascimentale è rivelato dalle proporzioni ordinate: 3 navate, 6 campate, 12 piedi la larghezza delle navate, 24 piedi la loro altezza  pari alla larghezza della navata centrale, 36 piedi l’altezza dell’arco trionfale.  La maniera rinascimentale è anche rivelata dalle somiglianze stilistiche con le coeve chiese agostiniane di santa Maria del Popolo e di S. Agostino a Roma.

Si potrebbe credere che agli inizi del ‘600 la navata centrale potesse essere o non ancora definitivamente coperta o che fosse stata scoperchiata, come a causa di un incendio del tetto di legno, ma che sarebbero state salvaguardate dal degrado le originarie navate laterali con le loro volte murarie a crociera di carattere più arcaico e già con gli affreschi delle loro cappelle, nonché l’edificio absidale con i suoi affreschi più antichi e l’arco absidale con cornice decorata a fronde e con lo stemma in chiave; mentre stilisticamente risulta evidente che tutta la parte di copertura della navata centrale con l’alto attico e con le sue spaziose finestre rettangolari, debba essere opera completata dalla Comunità sacrofanese nel 1704 sul modello delle coeve ristrutturazioni di chiese antiche come anche a Roma in San Giovanni in Laterano. I caratteri stilistici degli affreschi parietali rimandano ad un’epoca più arcaica per quelli dell’abside con impostazione ieratica a larghe superfici cromatiche, mentre nelle navate laterali alcune nudità dei personaggi sacri attestano una data di fattura precedente alla ricezione del decreto di condanna della rappresentazione pittorica della nudità nelle chiese (c. 1565)

 

Facciata

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La facciata, scandita su due livelli, attesta uno stile rinascimentale:

  • Il piano terra è scandito da quattro lesene piatte che impostano tre semplici portali d’ingresso, di cui il centrale, più grande, è sormontato da un timpano triangolare, una cornice orizzontale raccorda la sovrapposizione dei due livelli. Sopra il cornicione intermedio si eleva il piano attico, con finestrone rettangolare, ai lati due lesene e sopra un frontone triangolare (l’oculo nel timpano è stato aperto nel 1952), due volute centinate raccordano i due piani, proseguono con un ballatoio a colonnine e terminano con due snelli obelischi monolitici (imbracati dal 2011).
  • I serramenti delle finestre (le due laterali strombate e il finestrone centrale) erano a piccoli riquadri in pasta di vetro piombato.
  • Il modesto campanile è a vela e si trova sul lato destro nella parte posteriore, dove l’imponente sagoma absidata della fabbrica si staglia arroccata sulla cresta di una rupe tufacea. Da questo prospetto posteriore e dalla sua imposta orografica, oltre che dai prospetti laterali coi loro contrafforti murari, si può notare che il piano della chiesa è sopraelevato di molti metri dal terreno di fondazione, di tutto quel volume ormai tombato troviamo citazione storica dell’esistenza di un “Sacrario sotto la cripta a volta” e di n. 12 cappelle funerarie sotto le navate, accessibili da botole a pavimento ricoperte da lastroni di pietra.

Impianto della Basilica e Navata centrale

L’impianto della chiesa è di tipo basilicale, a pianta rettangolare allargata e ripartita in tre navate scandite per ciascun lato da cinque solidi pilastri, raccordati da arcate a tutto sesto e da basi modanate a formare le due navate laterali, ritmate in sei campate, coperte da volte a crociera e contenenti, in nicchia entro lo spessore murario incorniciato da una arco, ciascuna una piccola abside per cappella devozionale con altarino, di cui rimangono originari i primi due ai lati dell’altar maggiore, mentre gli altri sono recenti superfetazioni.

La navata centrale è sormontata da un piano attico con alte finestre rettangolari; l’insieme è fasciato unitariamente da sottili cornici continue ed è coperto da un vasto controsoffitto cassettonato molto decorato, a cui faceva eco il disegno del pavimento (scomparso con l’ultimo rifacimento); questa processione ordinata delle campate si chiude trasversalmente in un alto arco trionfale, che imposta un vano poco profondo voltato a botte e tamponato da un arco ribassato, su cui si imposta il semicerchio dell’abside con volta a catino.

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La percezione architettonica della chiesa trova il suo centro formale nel ricco altare maggiore posto proprio nel punto di intersezione dell’asse maggiore longitudinale della navata centrale con l’asse trasversale costituito dall’arco trionfale, sotto la cui proiezione a terra sta l’altare e da quel punto l’asse lungo si prolunga per diventare fulcro di rotazione della sagoma circolare dell’abside con il suo coro e il suo catino.

  • Altare maggiore: tipicamente settecentesco, in fasce modanate di marmo rosso, contenente al centro un oculo-sacrario con una teca in legno dipinto che conserva le reliquie dei santi martiri… Mentre c’è testimonianza che le originarie reliquie di s. Biagio furono traslate nella Collegiata di Castel Nuovo di Porto e da li trafugate nel 1984.
  • Alzata a cornice dell’altare in muratura rivestita in listelli di marmi policromi, contenente il tabernacolo e sormontata da sei candelieri in lamierino d’argento; il crocifisso è derivato dal terminale di una croce processionale in argento e Cristo in lega di ottone (sulla base tra i cherubini è inciso: DONATO ZAPPACOSTA / NAZZARIO MAMMARELLA / GIOVANNI SOLPIZIO / COOLETTORI ANNO 1905).
  • Nell’abside a destra e sinistra, due candelabri in lamierino d’argento, iscrizioni sul fronte della base: BLASIUS SARATA CAMMERARIUS, sul retro della base: A-D 1783.
  • Attorno alla parete dell’abside in basso: coro ligneo inizio sec. XVIII.
  • Sulla parete al centro dell’abside in alto: edicola classica in pietra del sec. XVI, con inciso “EGO VOBIS PROPITIUS ERO”, contenente la statua vestita di S. Biagio e rinchiusa da una finestra con telaio e due sportelli in legno dipinto e dorato.
  • Sulla parete dell’abside ai due lati dell’edicola: resti di decorazioni parietali dell’inizio sec. XVI con affreschi raffiguranti due protomartiri siciliane:  a sinistra s. Lucia che presenta su patena gli occhi simboli del suo martirio e a destra s. Agata martirizzata col taglio dei seni; al centro si intravvedono i lembi di un piviale e una sagoma di angelo che testimoniano un’originaria grande raffigurazione della gloria del vescovo e martire s. Biagio. Sull’arco in chiave uno stemma gentilizio raffigurante una foglia di ghianda.
  • Tratti residui delle balaustre con colonnine in marmo, di confinamento dell’originario presbiterio, con inciso: ODOARDO PLACIDI DONò nell’anno MDCCCVIII.
  • Soffitto artistico in legno dorato a cassettoni e altorilievi in tre grandi riquadri con tre dipinti in olio su tela raffiguranti: miracolo, gloria e martirio di s. Biagio e gli stemmi di Scrofano (verso l’entrata) e insieme dei Della Rovere e dei Chigi (verso l’altare).
  • Bussola dell’ingresso centrale in grande struttura lignea davanti alla cornice interna del portale centrale con epigrafe: Ssmi SACRAMENTI SOCIETATIS IMPOSUIT CURANTE DOMENICO SERRAGI CAMERARIUS ANNO 1831, sopra la bussola poggia un organo a canne iniziato nel 1749 e ultimato nel 1758 sovrastato da stemma della famiglia Placidi-Serraggi.
  • Acquasantiere in marmo n. 2, iscrizione sulla base di quella sinistra: ANMDCXX. Sulla base recano scolpite le rose  a cinque petali simbolo della famiglia Orsini.
  • Altare posticcio dal decennio 1990, che ha per base una stele funeraria estratta durante i lavori degli anni ’50 (databile circa ai secoli XI–XII) in marmo scolpito su tre lati con inciso sul lato grezzo “IDES SACRUM SERCIUS UMBRICIANUS” e che ha per mensa una lastra di lapide funeraria da pavimento.

Navata Sinistra (ad iniziare dal fondo):

  1. Prima cappella datata a. 1704: affreschi di maniera popolana raffiguranti.: Sacra Famiglia con angeli recanti doni (catino), Madonna con Bambino (riquadro centrale). Il Santo a destra e quello a sinistra non sono di chiara attribuzione. Sul fondo un’epigrafe latina con la data dell’anno 1636. Al centro dell’absidiola poggia una fonte battesimale in marmo, sec. XVI-XVII, con colonnina reggente la vasca, avente alla base quattro orsi (allusione alla famiglia Orsini) ed esternamente al bacile tre stemmi: sul fronte degli Orsini, a sn. dei Della Rovere (figura di quercia) e a dx. di Scrofano (figura di scrofa), e avente l’epigrafe “FONS BAPTISMATIS ET VITE ETERNE”; la sua copertura originaria, in grande struttura di legno dipinto, oggi è ricoverata nel deposito del fondo della navata destra ed è sostituita da un moderno coperchio scultoreo in bronzo.
  2. Seconda cappella: affresco di maniera semplice e ritoccato a tempera, inizio sec. XVIII, raffig.: angeli musicanti e cantanti (catino), Madonna di Loreto (riquadro centrale) e trasposizione della casa di Loreto (riquadri sinistro e destro), sul fronte in chiave dell’arco uno scudo gentilizio. Dal 2021 nel vano dell’abside è stato collocata la tavola restaurata rappresentante il Cristo Salvatore Benedicente ( ultimo restauro risaliva al 1969). L’opera è di ambito laziale, databile alla seconda metà del XVI secolo, si rifà molto al Cristo Benedicente di Donato da Formello (allievo del Vasari) rubato nel 1978.
  3. Terza cappella: affreschi, inizio sec. XVIII, raffig. il Dio Creatore (catino), Angeli sulla lunetta superiore con la scritta: D.O.M. ET D. IOANNI APOSTOLO ET EVANGELISTA SACR. ANNO DNI MCCCCCCXIII (è la data più antica!) e in chiave dell’arco uno scudo gentilizio.
  4. Quarta cappella: affresco sec. XIX raffigurante La Santa Trinità (catino), pala di San Nicola da Bari con i carcerati (ora derubato) e in alto la scritta DIVO NICOLAO PUERORUM PROTECTORI TARQUINIUS CONSTANTINUS D.D.D., nella lunetta alta il resto di un affresco.
  5. Quinta cappella: affresco sec. XVIII, raffig. Gloria dello Spirito Santo (catino), pala raffig. Madonna del Rosario tra s. Domenico e s. Caterina da Siena (con Bambino rappresentato nella sua nudità), n. 15 formelle dei misteri del rosario in stucco finemente modellato e dipinto a tempera; sul fronte, alla base dei pilasti  dell’arco, due stemmi dei due cardinali Gasparri: Pietro lo zio (a destra) ed Enrico il nipote (a sinistra).
  6. Sesta cappella: cappella gentilizia Placidi di bello stile barocco, in gesso a strucco scolpito e dipinto, con pala d’altare in affresco raffig. Crocifissione con Madonna Addolorata, la Maddalena e s. Giovanni,  nel catino, entro un tondo e in altorilievo il santo protettore (s. Gabriele dell’Addolorata?); sul fronte della cappella, ai due lati, entro scudi araldici l’iscrizione: PLACIDUS PLACIDI ANNO IUBILEO MDCC, mentre in chiave dell’arco scudo araldico dei Placidi.
  7. Fondo navata: appeso sulla parete sopra la porta della sacrestia: quadro ad olio su tela del 1846 firmato Enrico Bartolomei (da Foligno), proveniente dalla Chiesa conventuale di santa Maria della Valle, raffigurante la Madonna Assunta che vigila sul paese di Scrofano.

Navata Destra  (ad iniziare dal fondo):

  1. Prima absidiola ora usata per ingresso all’ufficio e alla casa canonica costruita circa nel 1933.
  2. Seconda absidiola: affresco sec. XVIII raffigurante L’annunciazione (catino), San Gregorio Magno con figuretta dell’originaria sistemazione dell’altar maggiore nell’abside (riquadro centrale), s. Giovanni Battista (nel riquadro di sinistra) e altro santo (a destra).
  3. Terza cappella: affresco sec. XVIII raffigurante Madonna con bambino tra gli angeli (catino), due affreschi moderni raffiguranti s. Antonio.
  4. Quarta cappella: affresco sec. XVIII raffigurante il Dio Padre tra gli angeli e la Colomba (catino), s. Paolo Apostolo (riquadro centrale), Martirio s. Paolo (riq. di sinistra), Benedizione di s. Paolo (riq. di destra), sulla parete esterna è dipinto entro uno scudo araldico: ANNO IUBILEI 1700, mentre in chiave dell’arco aggetta un grande stemma a stucco dipinto.
  5. Quinta cappella: affresco sec. XVII, raffig.: il Dio Creatore in paradiso (catino, con sottostante una colomba dello Spirito Santo), bella Madonna del Latte delle Grazie (riquadro centrale, con rappresentazione di nudità sia della Madonna che del Bambino)), un santo dottore della Chiesa (s. Sant’Alberto?) nel riquadro di sinistra), un santo dottore e martire (s. Pietro da Verona) a destra, sul lato destro dell’arco entro uno stemma è scritto: STEFANUS PASCUTIUS A. IUBILEI MDCC.
  6. Sesta cappella: cappella Serraggi, in gesso a strucco scolpito e dipinto, con pala d’altare in affresco raffig. Gesù Flagellato alla colonna (di fine sec. XVI nel riquadro centrale), di fortissimo rimando alla Flagellazione di Sebastiano del Piombo a Sampietro in Montorio e alla Flagellazione della Galleria Borghese (inizi del XVI secolo). La parte superiore della cappella ha decorazioni scultoree in stile settecentesco con un Pellicano simbolo eucaristico, una corona d’alloro, un tondo con affresco del Dio Padre (catino) e, in aggetto sulla chiave dell’arco, un grande scudo araldico, sul pilastro destro dell’arco: ANNO DOMINI MDCCV RESTAURATUM, mentre la scritta sul lato sinistro di recente è stata parzialmente abrasa.
  7. Fondo sopra la porta: un importante quadro a olio su tela dell’inizio XVIII sec., proveniente dall’Oratorio del Suffragio per le Funzioni dei defunti (l’attuale Oratorio di San Biagio), raffigurante un re (S. Edoardo Re) che sotto la Vergine della Mercede intercede per il riscatto delle anime del Purgatorio.

Modalità di accesso:

  • Accesso consentito, libero e gratuito
  • Accessibile a persone con disabilità

Indirizzo

Orario per il pubblico

La Chiesa di San Biagio è aperta tutti i giorni seguendo i seguenti orari:

  • Orario estivo da aprile ad ottobre dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00
  • Orario invernale da novebre a marzo dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 17:00

Contatti

Struttura responsabile

Ufficio Affari Generali

Largo Biagio Placidi, 1, 00060 Sacrofano RM, Italia

Telefono: 06.90117001
Email: comune@comunedisacrofano.it
PEC: comune@pec.comunedisacrofano.it

Ufficio Cultura e Spettacolo

Largo Biagio Placidi, 1, 00060 Sacrofano RM, Italia

Telefono: 06.90117001
Email: demografico@comunedisacrofano.it

Ulteriori informazioni

Opere nel tempo

  • 1714 una campana venne donata alla chiesa e fu riproposto un progetto per la costruzione del campanile, già proposto nell’anno precedente, mentre una seconda campana venne donata nel secolo successivo.
  • 1777 le 12 cappelle funerarie tombate sotto il pavimento furono dotate di lapidi marmoree di transito.
  • secolo XVIII sono documentate le donazioni dei “signori della festa” di s. Biagio: una balaustra di marmo, la bussola della porta maggiore, la nuova campana, l’innalzamento e il restauro della nicchia di san Biagio, il restauro del muro del coro, la bussola della porta sinistra e un candelabro di marmo per il Cero pasquale…
  • 1921 dal card. Pietro Gasparri: grandi lavori di restauro con consolidamento dei pilastri e dell’abside, deumidificazione delle murature, chiusura delle tombe esistenti e nuova pavimentazione in graniglia di cemento.
  • 1933: restauro dell’organo, nuove porte esterne e gradinate di accesso nel sacrato e costruzione della casa canonica.
  • 1952 dalla Sovrintendenza ai Monumenti del Lazio: restauro delle cappelle della navata di sinistra, ristrutturazione del tetto delle navate laterali con copertura a terrazzo e restauro del cassettonato centrale coi tre grandi dipinti, apertura del foro nel timpano di facciata, rimozione delle finestre originarie sostituite con altre fintamente riquadrate.
  • 1954 dalla stessa Sovrintendenza: lavori di nuova demolizione del pavimento, da cui riaffiorarono le volte delle n. 12 cappelle funerarie sotterranee; in particolare nella zona presbiteriale affiorò un chiusino con lettere C. S. MDCCLVII, all’epoca di quando la Consulta aveva ordinato di porre lastre marmoree sulle tombe (da notare che l’altare posticcio, attualmente in esercizio, è composto da reperti funerari estratti da questi scavi: un cippo e una lapide). La pavimentazione fu allora ben ripristinata con fasce di travertino e riquadri in mattoni di cotto oggi rimossi.
  • 1962 dal parroco mons. Agrestini con il contributo del Fondo per il culto: costruzione di un ampliamento a due piani in aderenza per la nuova sacrestia.
  • 1998 restauro e recupero degli affreschi parietali storici.
  • 2002 pitturazione della facciata frontale, nuove finestre, riscaldamento sotto pavimento e rifacimento del pavimento nello stato attuale. Lastricatura del piazzale antistante il sacrato.

Circa la condizione giuridica, la Chiesa di San Biagio fu eretta a parrocchia nell’anno 1934, la proprietà è della parrocchia di S. Giovanni Battista, s. Biagio e s. Gimignano ed è sottoposta al patronato del Comune.

Pagina aggiornata il 25/03/2025